Silvio Berlusconi lascia un vuoto nella politica centrista e liberale

Trent’anni d’impegno politico senza mai riuscire a riformare in profondità il Paese.

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Silvio Berlusconi

Alla fine, dopo una serie di acciacchi sanitari, anche la forte tempra di Silvio Berlusconi ha ceduto lasciando un vuoto forse incolmabile nella politica centrista e liberale in Italia e non solo.

Per quasi trent’anni Silvio Berlusconi è stato il leader indiscusso dei moderati, degli italiani ai quali proponeva più benessere e meno tasse, più libertà, il fondatore della politica dell’immagine, il leader di uno schieramento, quello di centrodestra, che prima di lui non c’era. Ma anche dominatore nel mondo del calcio con le coppe vinte dal suo Milan.

Per tutti questi motivi Silvio Berlusconi è stato anche il demone della sinistra, il totem negativo di chi inorridiva per la commistione tra politica e aziende e non gli perdonava di governare controllando un impero mediatico che ha avuto un grande peso nella sua velocissima ascesa al governo.

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Prima della “discesa in campo” del 1994 contro la “gioiosa macchina da guerra” dell’allora Pds, Berlusconi è un imprenditore di successo nel settore dell’edilizia e delle televisioni che, partito come giovane di belle speranze e, occasionalmente cantante sulle navi da crociera, aveva costruito quartieri residenziali a Milano, lanciato le tv private che hanno rotto il monopolio della Rai, comprato una squadra di calcio. Fino ad allora l’interesse per la politica era limitato alle ricadute che le decisioni prese in Parlamento potevano avere sulle sue aziende: l’amicizia con Bettino Craxi gli garantiva un occhio di riguardo nel Palazzo, anche grazie a norme tagliate a sua misura.

Fu dopo il crollo della prima Repubblica sotto i colpi di Tangentopoli che Berlusconi si convinse che solo lui poteva essere in grado di fermare l’avanzata dei post-comunisti di Achille Occhetto che sembravano destinatialla vittoria.

Per riuscire nell’impresa salpò con il piglio di un pirata archiviando in un batter di ciglio la felpata ortodossia democristiana e sradicò i vincoli che bloccavano la crescita di un’area di centrodestra: sdoganò i post-missini di Fini e i leghisti indipendentisti di Bossi, quando i primi erano visti ancora come impresentabili neofascisti e i secondi come rozzi valligiani che agitavano il cappio in aula contro i politici corrotti.

La campagna elettorale del ‘94 vide il trionfo di un Berlusconi dominatore del mezzo televisivo, forte anche di una comunicazione azzeccata ad iniziare dal nome della sua neonata formazione politica, Forza Italia, tratta direttamente dalle sue esperienze sportive di successo.

La prima volta di Silvio Berlusconi al governo segnò l’apertura di una nuova epoca politica, ma si chiuse due anni dopo con un duplice schiaffo: l’arrivo di un avviso di garanzia durante il G7 di Napoli anticipato a mezzo stampa e il ribaltone nel quale era coinvolto anche l’alleato Umberto Bossi. Costretto all’opposizione, nella legislatura seguente cercò di uscire dall’angolo dicendo sì all’offerta dalemiana della bicamerale e al “patto della crostata” a casa Letta.

In questi anni il Berlusconi imprenditore spiccio affinò le sue doti di politico arrivando a monopolizzare e influenzare la politica italiana, sia quando era al governo sia negli anni dell’opposizione. Dopo i cinque anni del centrosinistra a Palazzo Chigi, Berlusconi risorge all’insegna del “Contratto con gli italianisottoscritto sotto le telecamere televisive di Bruno Vespa, mossa irrisa dagli avversari ma che probabilmente gli procurò i voti necessari per vincere: fu un lungo periodo (record di durata nella storia della Repubblica: una legislatura intera) in cui il Cavaliere dedicò gran parte delle energie a difendersi dalle accuse che gli arrivarono dalle procure, compresa quella di essere iscritto alla Loggia P2. Sono di quegli anni le leggi ad personam che vennero approvate dalla maggioranza per risolvere i crescenti guai giudiziari del Cavaliere).

Berlusconi non fu capace di sfuggire alla radicalizzazione dello scontro e pagò nel 2006 con la perdita di una fetta del suo elettorato. Quell’anno le urne premiarono (ma solo di strettissima misura) il centrosinistra di Prodi. Ma Berlusconi non si dette per vinto: il Cavaliere non era tipo da aspettare pazientemente il suo turno quando i numeri della maggioranza si dimostravano esigui.

Tra pressing politico e manovre di Palazzo, la regia di Berlusconi portò alla fine anticipatadel governo Prodi. Ma nulla poté nel 2011 quando la crisi del debito italiano portò a un nuovo addio anticipatoda Palazzo Chigi: dopo i sorrisini ironici della Merkel e di Sarkozy, l’arrivo di Monti con la regia del presidentedella Repubblica, Giorgio Napolitano, fu una sconfitta cocente per colui che si vantava di avere ottimi rapporti con tutte le cancellerie.

Per gli effetti della legge Severino l’ex premier decade dalla carica di senatore nel 2013 per farvi ritorno 9 anni dopo. In tutti gli anni passati a guidare Forza Italia e il centrodestra Berlusconi è stato imputato in una sfilza di processi.

Con l’avvento di una destra più sovranista, Forza Italia ha iniziato a perdere pezzi e consenso politico. Il partito naviga nelle posizioni di bassa classifica attorno al 7% tenuto in piedi solo grazie alla leadership (e all’ampioportafoglio) del suo fondatore. Il partito di Berlusconi ha viaggiato nel tempo con lo stesso intoccabile timoniere accompagnato da delfini mai divenuti adulti e questo, probabilmente, è il peggiore insuccesso della suaparabola politica. Il Cavaliere non ha mollato mai fino alla fine, ha sconfitto malattie, superato operazioni al cuore e anche delusioni politiche.

Ora per Forza Italia si apre il problema del proprio futuro, stretto tra le forze gravitazionali dell’area governistadi Fratelli d’Italia e quella centrista ed europeista di quell’Italia Viva di Matteo Renzi, probabilmente il personaggio politico con il profilo più simile a quello di Berlusconi, anche se sullo sfondo rimane sempre il problema delle decine di milioni di euro di debiti accumulati da Forza Italia garantiti personalmente dal suo fondatore.

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