Economia italiana in chiaroscuro: a giugno la produzione industriale risale ma i consumi calano

Crolla la produzione nazionale automotive. Gli italiani acquistano meno alimentari.

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Economia italiana in chiaroscuro
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, con il premier Giorgia Meloni.

Economia italiana in chiaroscuro a giugno, con la manifattura che dà segnali di leggerissima ripresa in un contesto complessivo che resta debole, con un calo ad un anno del dato grezzo del 5,6%, con il secondo rialzo congiunturale consecutivo del dato destagionalizzato: l’indice – rilevato dall’Istat – registra un +0,5% a giugno rispetto ai livelli di maggio, quando era già stato rilevato un primo un +0,5% dopo due mesi in flessione congiunturale.

Nella media del secondo trimestre, l’andamento resta negativo con un calo dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile della produzione industriale mostra a giugno un aumento congiunturale solo per i beni strumentali (+2,0%); viceversa, si osservano flessioni per i beni di consumo (-0,3%) e per l’energia (-1,4%), mentre i beni intermedi risultano stabili.

In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario (i giorni lavorativi di sono stati 20 contro i 21 di giugno 2023), a giugno rispetto a giugno 2023 l’indice complessivo è in diminuzione annua del 2,6%; Ad esclusione dell’energia, unico aggregato in aumento (+1%), la flessione si estende ai principali raggruppamenti di industrie (-2% i beni intermedi, -2,9% i beni di consumo) ed è più marcata per i beni strumentali (-3,9%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di prodotti chimici (+3,6%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,1%) e l’attività estrattiva (+2,7%). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,0%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,0%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-7,8%). Nei primi sei mesi del 2024, rispetto al primo semestre dello scorso anno, i dati grezzi segnano una flessione del 2,8%.

Se la manifattura in generale va maluccio, si assiste ad un vero e proprio crollo nel settore dell’automotive italiano, con un calo, secondo l’Istat di ben il 25% rispetto a giugno 2023, mentre nel primo semestre del 2024 diminuisce del 16,3%. Secondo l’Anfia, l’associazione della filiera automotive italiana, il fatturato del settore nel suo complesso presenta una flessione del 19,5% a maggio (ultimo dato disponibile), a causa di una componente interna in calo del 19,2% e di una componente estera a -19,8%.

Nei primi cinque mesi del 2024 il fatturato cala invece del 6,8% (-12,1% il fatturato interno e -1,5% quello estero). Il fatturato delle parti e accessori per autoveicoli e loro motori presenta una variazione tendenziale negativa del 17,3% a maggio (-27,3% la componente interna e -3,6% la componente estera). Nel periodo gennaio-maggio 2024, l’indice del fatturato di questo comparto registra un decremento del 7,2%, con un calo del 14,2% della componente interna e una crescita dell’1,6% della componente estera.

Se la manifattura dà qualche leggerissimo segnale di ripresa, viceversa l’economia italiana si dimostra negativa nel comparto del commercio: sempre l’Istat registra a giugno un calo delle vendite al dettaglio rispetto al mese precedente dello 0,2% sia in valore che in volume: in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (-0,2% in valore e -0,3% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (-0,2% in valore e in volume).

Su base tendenziale, rispetto allo stesso mese del 2023, la contrazione è dell’1,0% in valore e dell’1,8% in volume. Mentre nel secondo trimestre dell’anno, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite sono in lieve aumento in valore (+0,1%) e in diminuzione in volume (-0,1%).

Per la spesa delle famiglie si conferma «uno stallo che desta allarme, probabilmente dovuto alla ripresa del risparmio da parte degli italiani, ma anche causato dall’incertezza sul futuro generata dalle tensioni internazionali», commenta Confesercenti.

Per Confcommercio questi dati rappresentano «un segnale dei molteplici elementi di fragilità che caratterizzano l’attuale fase congiunturale: una situazione che non sembra destinata a modificarsi nel breve periodo».

Dalle associazioni dei consumatori l’allarme è netto: «dati pessimi. Si ritorna a mangiare meno cibo. Italiani costretti questa estate a una cura dimagrante forzata», dice l’Unione Nazionale Consumatori che stima in 430 euro la minor spesa annua della famiglia media (di cui 93 euro in meno per gli alimentari) ed in 595 euro la minor spesa media di una coppia con due figli (di cui «129 euro in meno di cibo»).

Per il Codacons «siamo di fronte ad un debacle totale del commercio». Nell’analisi dell’Istat, nel confronto con giugno 2023, soffre ancora il commercio più tradizionale (-2% nelle imprese che operano su piccole superfici, -4,2% le vendite al di fuori dei negozi), ma il calo è ampio anche per il commercio elettronico (-3,9%), mentre per la grande distribuzione c’è una leggera crescita (+0,5%).

Nel confronto con giugno del 2023 le vendite sono diminuite dell’1% in valore e dell’1,8% in volume: per i beni alimentari: +0,1% in valore e -1,6% in volume; per gli altri beni (-1,7% in valore e –1,9% in volume). Le variazioni tendenziali sono in aumento solo per prodotti di profumeria e cura della persona (+3,3%) e per foto ottica e pellicole, supporti magnetici, strumenti musicali (+2,5%); il calo più consistente è per calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-5,1%), mobili, articoli tessili e arredamento (-5,0%).

La situazione dell’economia italiana in chiaroscuro arriva nel mentre la Germania pare apprestarsi ad un secondo ciclo di leggera recessione, che sta già avendo effetti sull’economia italiana legata a triplo filo a quella tedesca. Una situazione che allarma il governo Meloni alle prese con l’approntamento della Finanziaria 2025, per la quale servono almeno 25-30 miliardi. E l’ipotesi oggi smentita tardivamente della riedizione di una tassa sugli extraprofitti delle banche e delle assicurazioni ha piombato la Borsa italiana e le quotazioni delle aziende del settore, oltretutto con effetti che nelle precedenti edizioni si sono trasformate in un boomerang per i conti pubblici.

Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti devono darsi coraggio e affondare il bisturi nel taglio dell’enorme spesa pubblica corrente: e pazienza se ciò causerà un calo immediato nei consensi in uno dei prossimi, troppo frequenti, appuntamenti elettorali, che potranno recuperare nei prossimi anni quando l’economia nazionale sarà stata messa in sicurezza.

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